Pinwheel house
Pinwheel house è il progetto di una tiny house pensata per una coppia.
Il nome Pinwheel è un richiamo al vecchio gioco della girandola, simbolo di rotazione. E proprio come una spirale che ruota su se stessa anche la tiny house richiama tale movimento, esplicitato dai quattro prospetti differenti.
Tutto parte da quattro setti rivestiti in bamboo che divengono il metro di tutta la tiny house, che si sviluppa a partire da un quadrato 4m x 4m e 5m d’altezza. Sono questi setti a creare l’architettura, definendo i vari ambienti e proporzionando tutto il resto.
Questi setti nati come una citazione del Padiglione Tedesco di Mies van der Rohe, si sviluppanno su lunghezze ed altezze differenti, senza mai incontrarsi, generando un cenno alla casa Rietveld Schroder.
All’interno la Pinwheel house trasmette movimento e flessibilità grazie ad una connessione diretta tra i vari ambienti, anche verso l’esterno.
Al piano inferiore è composta da zona giorno, servizio e vano scala. Quest’ultimo conduce al piano superiore in cui troviamo la zona notte con annessa una loggia esterna.
I prospetti, come precedentemente detto, sono tutti diversi. L’accesso principale avviene dal prospetto più chiuso, in cui è presente solo la porta di ingresso che conduce alla zona living-cucina.
Un ingresso secondario è posto vicino al vano scala, ove è presente una vetrata tutta altezza, scorrevole al piano terra, che permette l’ingresso di luce naturale e crea un contatto diretto con l’esterno. Questa scelta è stata fatta per accogliere sotto il vano scala uno spazio bici e poterle
prendere con facilità.
L’arredo interno è semplice e minimale, e riprende lo stesso linguaggio sia nella zona giorno, sia nella zona notte. Nella zona giorno un unico piano a partire dalla cucina gira attorno al setto passando da banco di lavoro a piano snack. I pensili della cucina e la parete attrezzata sono costituite da barre in acciaio che sorreggono mensole in bamboo. L’accostamento di barre in acciaio e bamboo è ripreso negli sgabelli e nel divano, con la differenza che in quest’ultimo la seduta è in pelle.
Anche la zona notte riprende lo stesso linguaggio, evitando l’uso di armadi chiusi che renderebbero angusto lo spazio. Tutti gli arredi sono pensati su misura per lo spazio a disposizione.
All’esterno la Pinwheel house si inserisce in uno spazio inferiore ai 100mq, che si sviluppa come un’estensione della casa. Come per la casa, anche l’esterno parte dalla geometria del quadrato, che aiuta a definire gli spazi e a creare connessioni con gli interni.
A tal proposito la zona piscina/idromassaggio si estende a partire dalla portafinestra in corrispondenza della doccia interna del bagno, in modo tale da potervi accedere anche dall’interno della casa, come se fosse un prolungamento di essa e non vi fosse una separazione netta tra interno
ed esterno. Tutto attorno a fare da quinta vi è l’Equisetum hyemale.
Una pavimentazione in gres effetto pietra, a listelli irregolari, quasi come un codice a barre, segna le zone pavimentate, alternandosi al verde, e tra l’ingresso e la zona d’acqua tale pavimentazione si alza divenendo una pergola. Giunti all’ingresso la pavimentazione fa spazio al verde ed a tre Chamaerops humilis.
Nella parte restrostante alla casa la pavimentazione diviene una fitta ghiaia, per poi giungere ad uno spazio giardino in cui svettano tre Cocos nucifera.
È intressante notare dunque come sia dall’interno sia da ogni angolo del giardino si possono scorgere immagini differenti che contribuiscono a dare un certo dinamismo nonostante le dimensioni ridotte di tutto il progetto.
Nata a Palermo, dopo la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo, ho conseguito il Master Innovation Design & Management presso l’Harim di Catania, e successivamente l’abilitazione professionale. Durante la mia carriera universitaria, grazie al programma Erasmus, ho avuto la possibilità di frequentare l’École d’Architecture de Grenoble (ENSAG), e approfondire i miei studi in ambito architettonico e urbanistico. Da qui la scelta di condurre una tesi in ambito urbanistico, che prende il nome di Parco Villa Turrisi, come ecosystem service dell’area urbana di Palermo, progetto selezionato con menzione nella sezione tesi di laurea del concorso Architettura e Natura IX edizione premio Simonetta Bastelli. Tra le numerose discipline incontrate negli studi però, la mia attenzione si è sempre rivolta anche alla progettazione d’interni e al design. Da qui la scelta del Master che mi ha permesso di acquisire maggiori competenze e di stimolare l’estro creativo, tenendo comunque in considerazione le richieste della committenza, mutandole in progetti dalla visione simbiotica tra tecnica, bellezza e funzionalità. Attualmente sto muovendo i primi passi nella libera professione nelle ristrutturazioni d’interni, ma contemporaneamente cerco di elaborare nuove idee creative per progettare arredi, oggettistica di design ed elementi d’arredo urbano.
Peripezie
Peripezie è una famiglia di arredi che fa utilizzo del legno, del tessuto e della stampa 3D in modo inusuale; un doppio gioco di forme e disposizioni che creano accostamenti e contrasti leggiadri ma allo stesso tempo brutali. Gli obiettivi di questo progetto derivano dalla suggestione dei materiali che costituiscono la collezione, che, pur esprimendo una forte connotazione estetica, si presentano come materiali plasmabili, capaci di caratterizzare uno spazio, e di determinarne un’atmosfera.
Tenendo presente la capacità del legno di prestarsi a sperimentazione tecnica ed estetica, si è speculato affinché si potessero ottenere vari risultati, soprattutto nell’ottica della sua forte connotazione espressiva.
Da una fase iniziale di prove attorno al concetto di morbidezza delle forme, ci si è spinti verso l‘idea di flessibilità di esse stesse, e all’esaltazione delle possibilità del materiale stesso. Caratterizzare lo spazio attraverso oggetti con un linguaggio scultoreo e brutale, creare un’atmosfera a partire dall’espressività e dall’interazioni del materiale con l’ambiente. La suggestione della morbidezza della forma ha visto la sua definitiva evoluzione nel concetto di cerchio Da un punto di vista psicologico, i cerchi rappresentano le nozioni di unità, integrazione, totalità e ci danno un senso di completamento, fiducia e armonia. Non hanno né inizio né fine e inoltre non hanno angoli. Ecco perché un cerchio è un elemento potente, ma sicuro, morbido e delicato. I cerchi sono familiari e sicuri. La forma arrotondata diventa punto di attrazione e ciò che è all'interno di essa è "protetto" L’analisi del cerchio ci riporta al concetto di matrioska, che definisce la collezione “Peripezie”.
Le apparenze ingannano. Più oggetti possono occupare la medesima porzione di spazio: Morfeo il tavolo mutaforme Lo spazio. La matrioska, occupa poco spazio, quando i pezzi che la compongono rimangono nel suo grembo o molto quando decide di sdoppiarsi o di aprirsi e mostrare i suoi “strati interiori”: Opi, la seduta cornucopia.
Il processo evolutivo. Ogni elemento anche il più esterno non è qualcosa di estraneo e separato dagli altri, ma è un accrescimento del pezzo contenuto all’interno: Elio la lampada poliforme Il centro, il seme e il cerchio. “Da piccoli semi nascono i grandi alberi”: Eolo il separé modulare.
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Futurismo Futuribile
Laboratorio di product design e workshop di ceramica
“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente.
Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi come vibrazioni nello spazio che percorrono.”
Manifesto tecnico della pittura futurista
Il laboratorio si articola in tre parti: studio e ricerca, progettazione, realizzazione dei modelli.
La prima parte di studio e ricerca, analizza il pensiero futurista e la rivoluzione fatta da esso in tutti i settori delle arti, cambiando radicalmente e spesso cancellando tutti i canoni che, fino a quel momento avevano imprigionato la libera espressione dell’animo umano.
Da queste analisi sono scaturiti svariati punti di contatto con la contemporaneità, messi in evidenza in seguito, nella fase progettuale.
La seconda parte di progetto, opera una ”lente d’ingrandimento” sulla cucina futurista e le forme ad essa collegate, scegliendo e interpretando graficamente alcune ricette.
Da questo progetto grafico vengono selezionati alcuni “elementi volume”, che definiranno il progetto finale di un set da tavola in ceramica per la degustazione olio.
La terza parte comprende la realizzazione dei modelli in un work shop di ceramica, in cui i set degustazione progettati verranno modellati in argilla mettendo così le “mani in pasta” sull’utilizzo di questo materiale, scoprendone le caratteristiche e le potenzialità, instaurando un filo diretto con la materia e le forme che essa può assumere manipolandola e, contemporaneamente, osservandone le caratteristiche tecniche nella scelta dei piani e degli spessori.
Clarissa Amodio, anni 22, terzo anno del corso di fotografia all’Harim, accademia euromediterranea di Catania . Da tre anni mi occupo di fotografia a tempo pieno, studiando, progettando e realizzando lavori commissionati e progetti personali.
Sono Salvatore Basile, un fotografo di 21 anni, ed attualmente studio fotografia all'Accademia Harim di Catania.
Fin da quando ero solo un bambino, sono sempre stato interessato alla fotografia. Ricordo ancora quando giocavo con la vecchia macchina fotografica istantanea di mio padre. Crescendo, ho continuato a coltivare questa passione inconsciamente, con i primissimi cellulari, economiche reflex, e poi, gli smartphone, come il mio primo Iphone, che ho usato per scattare per molti
anni.
Dopo essermi diplomato, nel 2020, ho deciso di continuare a seguire la mia passione iscrivendomi ad Harim.